La morte di una persona cara produce nella vita di un bambino un dolore molto intenso e duraturo e può rappresentare un fattore di rischio per il successivo sviluppo.
A causa del lutto si infrange il presupposto fondamentale per lo sviluppo di un attaccamento sicuro, la presenza costante del genitore. Questo ha un importante impatto sullo sviluppo del senso di sicurezza personale poiché il bambino non ha ancora stabilito un senso di sé autonomo e indipendente dalla protezione del genitore.
Quando un bambino è piccolo la morte del proprio genitore è sempre traumatica. Di solito avviene a causa di una malattia, un incidente, un suicidio.
Il bambino oltre a reagire alla morte del genitore può sviluppare ansia nei confronti del genitore sopravvissuto.
Anche i lutti subiti dai genitori (quindi indiretti per il bambino) influenzano la relazione d’attaccamento e per questo i genitori vanno supportati nell’elaborazione in modo che la relazione possa stabilirsi correttamente.
Un lutto traumatico può determinare un disturbo post traumatico da stress. Spesso i bambini esposti ad un lutto precoce presentano depressione, ADHD, disturbi oppositivi, disturbi della condotta.
Fattori di rischio e Fattori protettivi
Tra i fattori di rischio per lo sviluppo di un PTSD esistono:
- La gravità dell’evento
- Il grado di esposizione e la durata
- La reazione del genitore
- La presenza di traumi precedenti o difficoltà relazionali.
Trai i fattori di protezione:
- L’atteggiamento degli adulti
- La presenza di un attaccamento sicuro
- L’atteggiamento dei genitori
Non è semplice stabilire il confine tra il dolore “normale” e quello traumatico in quanto questi due processi sono connessi tra loro. Quello che li differenzia dipende da diverse circostanze interne ed esterne.
Tra le circostanze esterne ci sono:
- Il modo in cui la morte è avvenuta
- Che tipo di conoscenza ha il bambino rispetto ad essa
- Se il bambino ha assistito alla morte
- Il modo in cui è stata comunicata la notizia al bambino
- La qualità del supporto ricevuto dal bambino da parte degli adulti
Tra le circostanze interne ci sono:
- Il livello di sviluppo del bambino
- Le capacità cognitive del bambino
- Le sue risorse emotive
Purtroppo esistono molti luoghi comuni rispetto alla sofferenza del bambino in caso di lutto e sulle modalità per supportarlo. E’ perciò molto importante sapere esattamente cosa fare e cosa non fare per aiutarlo.
Tra questi i più diffusi sono pensare che i bambini non soffrano per le perdite, che si riprendano molto facilmente o al contrario che siano segnati per sempre da questo evento. Che siano troppo piccoli per capire, che debbano essere tenuti all’oscuro di ciò che accade per non farli soffrire.
Cosa provano i bambini?
I bambini provano sentimenti molto intensi e non progressivi, cioè non seguono delle fasi come gli adulti. Questo per il diverso sviluppo cognitivo e per la presenza di maggiori meccanismi di difesa che portano il bambino a staccarsi piu velocemente per non soffrire troppo.
I sentimenti più comuni comprendono tristezza, ansia (manifestata con comportamenti iperattivi, inquieti o aggressivi), colpa, rabbia, vulnerabilità e insicurezza, isolamento, problemi della condotta, disturbi del sonno, dell’attenzione, di concentrazione, regressione, sintomi psicosomatici.
Cosa fare?
Non sottovalutare il dolore del bambino che per quanto possa essere manifestato in maniera differente dall’adulto è forte a va sostenuto.
L’età del bambino incide sul livello di comprensione della morte, pertanto anche le reazioni potranno essere differenti.
Quando in famiglia avviene qualcosa di così traumatico come una morte è impossibile nascondere la realtà o posticipare la sua comunicazione.
Il bambino capisce subito cosa sta succedendo da tutta una serie di segnali:
- l’espressione del volto dei genitori
- i cambiamenti nelle abitudini quotidiane della famiglia (dal parlare a bassa voce o interrompersi in loro presenza)
- dall’emotività elevata che costantemente ed inevitabilmente emerge.
La notizia della morte dovrebbe essere comunicata dai genitori o dal genitore sopravvissuto e dovrebbe essere fatto il prima possibile.
I bambini infatti hanno necessità di due cose fondamentali: potersi FIDARE e conoscere la VERITA’.
Gli effetti più disturbanti in queste situazioni sono dati dalla sensazione di non capire cosa stia succedendo. Questo crea molta confusione e insicurezza nel bambino, che tenterà di gestire attraverso delle personali interpretazioni ovviamente disfunzionali rispetto alla realtà. I timori inizialmente riguardano di solito il pensiero di aver causato l’evento, che la stessa cosa possa capitare a lui o alla mamma/papà, e soprattutto il pensiero di chi si occuperà di lui.
Comunicare la notizia in maniera adeguata: per aiutare il bambino a comprendere e rassicurarlo dalle sue paure è importante parlare subito con lui.
Alcune indicazioni:
- Utilizzare un linguaggio semplice e comprensibile per il bambino, ma chiaro e non ambiguo in modo tale che non si crei aspettative irrealistiche.
- Bisogna essere disponibili anche a rispiegare più volte i fatti, senza aggiungere dettagli irrilevanti e tentando di rispondere solo alle domande del bambino con esempi concreti e veritieri.
- Non utilizzare metafore o menzogne rispetto all’accaduto nel tentativo di rendere la comunicazione meno dolorosa, in realtà questo ha il solo effetto di creare confusione e sfiducia nel bambino.
- Fate attenzione al linguaggio del corpo che deve essere coerente con quello che dite e comunica molto di più delle parole stesse.
L’adulto deve comunicare al bambino tre informazioni fondamentali:
- Il genitore morto non starà mai più con il bambino
- Non aveva intenzione di abbandonarlo e lasciarlo solo
- Non tornerà mai più
Inoltre dovrà rassicurare il bambino sul fatto che non è colpa sua se questo è accaduto e che non accadrà anche a lui o al genitore sopravvissuto.
Spiegare infine al bambino l’idea della morte.
Cosa chiederà il bambino?
Le domande più frequenti da parte dei bambini riguardano il perché si muore, dove vanno le persone dopo che sono morte, se torneranno, se possono andare a trovarle, se succederà anche a loro, perché è successo.
E’ importante essere sinceri col bambino dicendo ad esempio che tutti si fanno questo tipo di domande ma che non esiste una risposta, ci sono cose nella vita che non si possono controllare e la morte è una di queste. A seconda delle convinzioni religiose della famiglia si può dire che loro trovano risposta in quello che indica il loro credo. Soprattutto è importante specificare al bambino che niente di quello che ha potuto fare o pensare ha avuto un ruolo nella morte, ne avrebbe potuto evitarla.
E’ giusto far partecipare il bambino al funerale?
Molti genitori si chiedono se sia giusto o meno far partecipare il bambino al funerale.
Il funerale è un importante rituale per la separazione, essendo un’occasione per dire addio alla persona. Non parteciparvi potrebbe essere un danno per il bambino. Ad ogni modo va preparato a questo evento, spiegandogli dove si terrà, cosa accadrà, che ci saranno molte persone e che piangeranno ed infine lasciare che sia lui a decidere se esserci o no aiutandolo a capire il perché della sua decisione.
Per favorire la separazione è utile sostenere il ricordo di eventi positivi che hanno legato il bambino e la persona scomparsa. In tal modo il bambino ha la possibilità di introiettare l’eredità spirituale e affettiva lasciata dalla persona. Può costruire un senso di continuità tra passato e presente.
Mostrare ai bambini i propri sentimenti rispetto al lutto è importante in quanto consente loro di imparare che questi hanno un inizio, una durata ed una fine. Il congelamento o evitamento emotivo non è funzionale a questo tipo di apprendimento.
Errori da non commettere
Siate sinceri: distinguete bene tra realtà e fantasia, non paragonate la morte al sonno, differenziate tra morte e malattia, spiegate cosa succede dopo la morte, parlatene come di un evento che fa parte del ciclo della natura e soprattutto siate onesti nell’ammettere i vostri limiti.
Sarebbe utile educare i bambini all’evento della morte prima che questa si presenti come evento traumatico nella sua vita. Si possono sfruttare occasioni come la morte di una pianta o di un animale per spiegare la morte come assenza di vita. Il bambino avrà così l’occasione di vivere un’esperienza che gli faccia capire che la morte è reale, definitiva, naturale e un’occasione per dire addio.
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